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Identità e musica
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Laboratorio su mille splendidi soli
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L’intuizione della musica in Leibniz
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Esercitazione presso l’Università Federico II Napoli,
facoltà di lettere e filosofia

Master di II livello in Consulenza filosofica. Anno 2006/7


“L’amicizia trascorre per la terra,
annunziando a tutti noi di destarci
per darci gioia l’un l’altro”
(Epicuro, Opere pag. 219 LII, TEA ed.)

L’incontro immaginario è con Mariam, che sa di essere condannata a morte senza alcuna possibilità di appello. Mariam ha paura e sente il peso di due morti sulle spalle. Quella di Raschid da lei ucciso e quella di se stessa, infatti ella stessa si è costituita ai talebani sapendo così di andare incontro ad una condanna inevitabile. Il peso della morte di Rashid è diretto, ella stessa lo ha ucciso sentendo di aver commesso del male; con la sua stessa morte invece sente che priverà dell’amore della sua vita il piccolo Zalmai.

In questa situazione disperata quello che va messo in luce è il rapporto con il male. Il punto non è giustificare o consolare Mariam ma offrirle un orizzonte di lettura in cui poter porre le sue ultime azioni, comprenderle.
Il delitto da lei compiuto distrugge quel poco di bene che nella sua vita lei, e solo lei è riuscita a strappare dalla sua storia con Raschid. Stracci di tenerezza, il piccolo orgoglio vissuto nel sentirsi appena riconosciuta come cuoca ecc. Eppure “il sopravvivere del massimo bene si verifica contemporaneamente alla liberazione (dal male)” (Epicuro Opere XLII pag 219. Ed TEA). In questo caso intenderei nel senso del massimo bene possibile parafrasando “Il migliore dei mondi possibili” (Leibniz). La natura, l’essere ha nel dolore la sua rovina “La natura è debole nei confronti del male, non nei confronti del bene: ha infatti nei piaceri la sua salvezza, nei dolori la sua rovina” (Epicureo XXXVIIpag 218 TEA ed.). Mariam è vissuta travolta sin da piccolissima dal dolore ma fino alla sua scelta tragica ha, per così dire, compiuto un altro detto epicureo “Sforzarci, fino a che siamo in vita, che l’ultimo tratto sia migliore del precedente (…)” (Epicureo XLVIII pag 219 ed. TEA). Mariam ha vissuto la vita contro il male anche se ne è stata circondata. Questo lo riconosce lo stesso giudice talebano che la manda a morte, infatti le dice di sentire in lei una donna buona. Mariam sposta sull’amica le sue sole e ultime speranze di una vita migliore, l’unica possibilità di bene che il suo orizzonte le potesse permettere di vedere e questo solo sacrificando la sua vita stessa. Dunque questa morte, la sua stessa morte, assume un senso nella vita dell’altra dell’amica Laila e del futuro dei suoi figli.
Raschid è nella sua solitudine macerata dalla colpa della morte del suo primo figlio. Così egli incontra il male, non solo il dolore. Sceglie il male, in un contesto in cui questa è la scelta più facile. Egli si circonda del nulla, ferma il divenire della sua vita e pretende questo anche da chi gli è accanto forzatamente. Questa sua pretesa diventa violenza fisica. Violenza sui corpi e sui pensieri. Raschid, oltre a picchiare con crudeltà, dirà a Laila: “A che ti serve ora la tua intelligenza? Cosa ti salva dalla strada, la tua intelligenza oppure io? Sono spregevole? Metà delle donne di questa città sarebbero pronte ad uccidere per avere un marito come me. Te l’assicuro (….) ti piacciono le parolone? Bene te ne offro una: prospettiva. Ecco cosa sto cercando di fare per te, Laila. Faccio di tutto perché tu non perda la prospettiva.” Rashid ha scelto l’esercizio della violenza, è vero in un contesto in cui questo viene facilitato addirittura incoraggiato, ma è Raschid a scegliere è Rascid a voler imporre a tutti i costi la sua prospettiva. Forse sceglie il male della sua esistenza rispetto a un male peggiore? Ma quale male peggiore? Il terrore di riconoscersi reo della morte del figlio del non essere stato capace di amare sufficientemente una vita da dedicargli almeno l’attenzione la cura minima. Il figlio è morto annegato perché Raschid, il padre, era ubriaco e totalmente assente nel corpo e dalle sue responsabilità minime. Ma l’ubriacarsi è gia rabbia. Ancora Epicuro: “nessuno sceglie il male vedendo chiaramente che è tale; ma ne rimane preso se, ingannevolmente, lo considera un bene rispetto ad un male peggiore” (Epicureo Opere pag 215 XVI ed. TEA). Rascid è rimasto preso dal male senza rinunciare all’inganno.
Così come è Rashid a scegliere la violenza, intesa come esercizio del potere sul divenire della vita, così Mariam la sceglie ponendosi però in quell’altra metà delle donne, quelle che non avrebbero ucciso per avere un marito come lui, ma che lo avrebbero fatto, avrebbero ucciso, non per liberarsene ma per salvare un’amica e il divenire stesso della vita.

Francesco D’Errico

Bibliografia minima
Khaled Hosseini Mille splendidi soli, 2007 edizioni Piemme ,Casale Monferrato (Al) Epicureo Opere, 1993 edizioni TEA su licenza UTET, Milano
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